mercoledì 20 febbraio 2013

La Lezione di Grillo, L'Errore di Monti


Sono anni che viviamo di cliché e falsi miti. Come quello che si raccontava nel ventennio del nano, che il pubblico televisivo aveva bisogno unicamente di programmi sub-culturali, salvo poi accorgersi che un Celentano qualsiasi, che banale proprio non era, con il suo programma Rockpolitik andato in onda nel 2005, fece il record di ascolti, stracciando grandi fratelli e quant’altro. Un esperimento che ovviamente nessuno volle riproporre negli anni successivi, forse spaventato dall’idea che programmi non trash potessero innescare una spirale positiva per il paese e addirittura far pensare la gente. Fuori dagli schemi limitanti e devianti e dalla finta realtà che il potere costituito di allora proponeva.

E ora in piena campagna elettorale, nell’era della fine del consumismo sfrenato, della ribellione agli sprechi e ai lussi della politica, nel momento in cui la gente stessa chiede un cambiamento, qualcuno rifà lo stesso errore.

Sottovalutando le persone e non capendo che la realtà è in movimento, mai fortunatamente identica a sé stesso. Con i guru, i consiglieri, o forse gli staff incaricati di trasformare in fatti le indicazioni dei Guru, che continuano a ricorrere a falsi schemi, convinti che la figura di un candidato Presidente del Consiglio vada banalizzata. E ridotta ad un mero format televisivo.



L'ERRORE DI MONTI - E cosi Il Presidente del Consiglio Mario Monti, che era una delle rilevanti novità di questa pseudo-campagna elettorale, viene costretto a fare spot con i nipoti, bere birra o farsi fotografare con i cani in braccio. Un’occhiolino alla chiesa e quale altra banalità? Serve davvero questo per convincere gli italiani?

Per non parlare del programma. Con la rincorsa degli avversari sul terreno delle tasse e delle finte promesse o con i continui attacchi personali, che hanno ridotto la politica di questi anni ad una rissa da pollaio.

Non serve adeguarsi a politici, se proprio cosi vogliamo chiamarli, vecchi di venti anni e oltre, ma distinguersi da loro. E portare avanti i propri valori e programmi.


LA LEZIONE DI GRILLO - Come ha fatto Beppe Grillo. Che si è completamente smarcato da tutti i cliché che seguono i presunti guru della comunicazione. In un regime costruito sulla falsità e sulla rappresentazione mediatica, lui non si è mai proposto in televisione. Non si è mai vestito da pinguino, ma va in giro con la sua barba e i suoi capelli lunghi.   Non ha mai strizzato l’occhio alla Chiesa, perché cosi andava fatto, "se no i moderati non ti votano". Non ha rincorso l’avversario sul suo infimo terreno, ma se ne è costruito uno proprio. Se le idee e i messaggi sono originali camminano da soli. 


E questa non è un’apologia di Grillo. O una dichiarazione di voto. Come tutti anche lui ha degli aspetti criticabili. Quello che mi interessa sottolineare è il metodo. Il fatto che non è necessario adeguarsi alla finzione per ottenere il consenso degli italiani. Il fatto che non c’è bisogno di spersonalizzarsi, anzi, che in questo caso proprio chi ha mantenuto la propria identità è stato premiato. E chi ha provato ad adeguarsi all'esistente è rimasto fermo.


L'INCOGNITA DEL PROFESSORE - Anche Monti aveva portato un vento di cambiamento. Aveva rotto il regime della “Mignottocrazia”, che ci stava affondando, in cui gambe larghe, scambi di favore, annichilimento mentale in cambio della fedeltà al regime, aprivano le porte del potere. Un’era in cui un autista senza preparazione e meriti finiva ai vertici della FinMeccanica. E le persone capaci e oneste venivano isolate, o addirittura maltrattate. 


Con la sua serietà e la sua sobrietà aveva dato speranza a chi si sentiva offeso da questi barbari. Ha riportato credibilità al sistema, ha scoperchiato davvero il tappo, non coprendo gli scandali e non ostacolando o colpevolizzando chi indagava. Ha nominato persone ai vertici della Rai, o altre aziende o autority, muovendosi al di fuori degli schemi della spartizione politica. Ha avviato un vasto programma di riforme, reintroducendo l'idea di modernità nel nostro paese. E' quello il Monti che piaceva. Ed è quello che dovrà ritrovare a pochi giorni dal voto, se vorrà guadagnare il voto degli italiani. Senza gli eccessi, dei soli tagli e degli obiettivi esagerati: non serve tagliare i posti letto negli ospedali sotto la media europea, nè introdurre i tablet nelle scuole da un giorno all'altro, con i soffitti che crollano sulla testa dei ragazzi. 


Questo è il momento per risollevarci, ma dobbiamo farlo con gradualità. Se siamo stati sottoterra, non possiamo ambire al cielo con un unico passo. Ma risalire la china, passo dopo passo, scalino dopo scalino. 



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