giovedì 10 gennaio 2013

NUOVE CARCERI CONTRO IL SOVRAFFOLLAMENTO

L’ennesima statistica, frutto di questi anni di incuria e ruberie, che ci relega vergognosamente all’ultimo posto in Europa


Di nuovo sotto accusa l'Italia per la situazione nelle sue carceri. Sessanta suicidi nel 2012, 154 morti totali. Una cifra comunque in calo rispetto ai tre anni precedenti. Un costo di 3511 euro al mese per ogni detenuto, per un totale di circa 231 milioni di euro mensili. Soldi spesi male, visto che le condizioni di detenzione dei carcerati non sono dignitose e la Corte Europea dei Diritti Umani condanna lo Stato a pagare 100.000 euro a tre detenuti di Busto Arsizio e 4 di Piacenza, costretti per anni in celle di meno tre metri quadrati a testa.

Una capacità di accoglienza di 47.000 posti, per un totale di 65.726 detenuti (3000 in meno del 2011), di cui 5.708 in attesa di giudizio. La spada di Damocle della Corte Europea che ci concede un anno per risolvere la situazione, minacciando in caso contrario di dare seguito ai 550 ricorsi già presentati da altri detenuti.


OLTRE L'AMNISTIA - Il dibattito, come sempre succede, si incentra sulle soluzioni più immediate. Ma l’amnistia potrebbe risolvere il problema solo momentaneamente. Con il rischio di ritrovarsi al punto di partenza tra qualche anno. Le misure alternative proposte dal Ministro Severino, ma non approvate dal Parlamento, porterebbero ad una riduzione del numero dei detenuti. Ma ormai se ne riparlerà nel prossimo Governo. Insieme alle misure alternative sarebbe utile rilanciare il progetto della costruzione di nuove carceri, che possano contribuire ad alleggerire il peso sostenuto dagli istituti penitenziari esistenti, alcuni dei quali risalgono addirittura al Medioevo. Ma che, soprattutto, portino una nuovo modo di intendere la detenzione. Più moderno ed efficiente.

MENO SPESE, PIU’ RISULTATI - Attualmente lo Stato spende 3511 euro al mese per fare stare i detenuti, e con loro gli agenti penitenziari, in condizioni disumane. In pochi metri, senza servizi igienici adeguati e sottoposti al caldo o al freddo stagionale. Annichilendone, in molti casi, lo spirito e il fisico. Spendendo soldi per lasciarli a poltrire e non tenendo fede a quel principio della Costituzione che cosi recita: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Non sono di quei progressisti tutto principi, che vogliono trasformare la detenzione in un albergo a quattro stelle. Ma solamente trovare una soluzione degna di una Democrazia Europea.

PUNIZIONE E RIEDUCAZIONE - Dopo una prima parte della pena, da considerare punitiva (senza venire meno ai principi di umanità e senza vessazioni e violenze stile G8 di Genova), si può passare alla "rieducazione" (un termine che non apprezzo) del detenuto. Mirando nel  contempo alla diminuzione delle spese per lo Stato. Coinvolgendolo in una delle attività possibili in questi nuovi e moderni carceri: dalla produzione di manufatti, alla coltivazione di prodotti agricoli (perché no?), il carcere dovrebbe tendere a diventare quasi autosufficiente. I detenuti dovrebbero essere utilizzati anche per tutto ciò che riguarda la manutenzione dell’edificio, dalla lavanderia, alla pittura delle pareti. 

COINVOLGERE I DETENUTI - Il sovraffollamento rende difficile anche i progetti di reinserimento sociale previsti dalla riforma del 1975, che in alcune realtà carcerarie vanno avanti, come ad esempio ad Aosta, dove è da poco partito un progetto per la formazione di dieci panettieri. O nel carcere femminile di Pozzuoli dove si produce caffè. Questa è la strada da seguire. E laddove non sia possibile fare progetti formativi, ci si può limitare a coinvolgere i detenuti nella manutenzione del carcere.

Con la costruzione di almeno tre o quattro carceri moderni di medie dimensioni, si potrebbero raggiungere diversi obiettivi. Intanto si da lavoro alle aziende e agli operai impegnati nella costruzione. Poi, si creano le condizioni affinché le carceri italiane non siano le peggiori d'Europa, ma si adeguino agli standard occidentali.  Si migliorano le condizioni di vita del detenuto, favorendo un suo reinserimento nella società e dandogli la possibilità di scegliere una vita onesta. Il tutto, insieme ad altre decisioni come le pene alternative, porterebbe alla riduzione del problema del sovraffollamento. L’ennesima statistica, frutto di questi anni di incuria e ruberie, che ci relega vergognosamente all’ ultimo posto in Europa.




Ps Dopo la scrittura dell'articolo mi è stato segnalato anche quest'aspetto. http://www.vita.it/societa/giustizia/antigone-in-italia-38-istituti-fantasma.html




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