L’ennesima statistica, frutto di questi anni di incuria e ruberie, che
ci relega vergognosamente all’ultimo posto in Europa
Di nuovo sotto accusa l'Italia per la situazione nelle sue carceri. Sessanta suicidi nel 2012, 154
morti totali. Una cifra comunque in calo rispetto ai tre anni precedenti. Un
costo di 3511 euro al mese per ogni detenuto, per un totale di circa 231
milioni di euro mensili. Soldi spesi male, visto che le condizioni di
detenzione dei carcerati non sono dignitose e la Corte Europea dei Diritti Umani condanna lo
Stato a pagare 100.000 euro a tre detenuti di Busto Arsizio e 4 di Piacenza,
costretti per anni in celle di meno tre metri quadrati a testa.
Una capacità di accoglienza di 47.000 posti, per un totale di 65.726 detenuti (3000 in meno del 2011), di cui 5.708 in attesa di giudizio. La spada di Damocle della Corte Europea che ci concede un anno per risolvere la situazione, minacciando in caso contrario di dare seguito ai 550 ricorsi già presentati da altri detenuti.
OLTRE L'AMNISTIA - Il dibattito, come sempre succede, si incentra sulle soluzioni più immediate. Ma l’amnistia potrebbe risolvere il
problema solo momentaneamente. Con il rischio di ritrovarsi al punto di partenza tra
qualche anno. Le misure alternative proposte dal Ministro Severino, ma non
approvate dal Parlamento, porterebbero ad una riduzione del numero dei
detenuti. Ma ormai se ne riparlerà nel prossimo Governo. Insieme alle misure alternative sarebbe utile rilanciare il progetto della costruzione di nuove carceri, che possano contribuire ad alleggerire
il peso sostenuto dagli istituti penitenziari esistenti, alcuni dei quali risalgono addirittura al Medioevo. Ma che, soprattutto,
portino una nuovo modo di intendere la detenzione. Più moderno ed efficiente.
MENO SPESE, PIU’ RISULTATI - Attualmente lo Stato spende 3511
euro al mese per fare stare i detenuti, e con loro gli agenti penitenziari, in
condizioni disumane. In pochi metri, senza servizi igienici adeguati e
sottoposti al caldo o al freddo stagionale. Annichilendone, in molti casi, lo
spirito e il fisico. Spendendo soldi per lasciarli a poltrire e non tenendo
fede a quel principio della Costituzione che cosi recita: “Le pene non possono
consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Non sono di quei
progressisti tutto principi, che vogliono trasformare la detenzione in un
albergo a quattro stelle. Ma solamente trovare una soluzione degna di una
Democrazia Europea.
PUNIZIONE E RIEDUCAZIONE - Dopo una prima parte della pena, da
considerare punitiva (senza venire meno ai principi di umanità e senza
vessazioni e violenze stile G8 di Genova), si può passare alla "rieducazione" (un termine che non apprezzo) del
detenuto. Mirando nel contempo alla diminuzione delle spese
per lo Stato. Coinvolgendolo in una delle attività possibili in questi nuovi e
moderni carceri: dalla produzione di manufatti, alla coltivazione di prodotti
agricoli (perché no?), il carcere dovrebbe tendere a diventare quasi
autosufficiente. I detenuti dovrebbero essere utilizzati anche per tutto ciò
che riguarda la manutenzione dell’edificio, dalla lavanderia, alla pittura
delle pareti.
COINVOLGERE I DETENUTI - Il sovraffollamento rende
difficile anche i progetti di reinserimento sociale previsti dalla riforma del
1975, che in alcune realtà carcerarie vanno avanti, come ad esempio ad Aosta,
dove è da poco partito un progetto per la formazione di dieci panettieri. O nel
carcere femminile di Pozzuoli dove si produce caffè. Questa è la strada da
seguire. E laddove non sia possibile fare progetti formativi, ci si può limitare a coinvolgere i detenuti nella manutenzione
del carcere.
Ps Dopo la scrittura dell'articolo mi è stato segnalato anche quest'aspetto. http://www.vita.it/societa/giustizia/antigone-in-italia-38-istituti-fantasma.html
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