giovedì 5 aprile 2012

Troppi suicidi. La Vita va vissuta. Anche se a volte è infame


Imprenditori che si suicidano, lavoratori che si suicidano, pensionati che si suicidano. A quanto pare nessuno vuole mancare a questa folle corsa verso l’oblio. Si suicidano per debiti, perché hanno perso il lavoro, e talvolta la moglie, o perché gli hanno abbassato la pensione. Ormai non passa giorno che i giornali non riportino una o più notizie del genere.


DIECI SUICIDI AL GIORNO NEL 2010 Dieci suicidi al giorno nel 2010. Un dato non trascurabile. Esiste la possibilità, visto che non ci sono ancora statistiche ufficiali per il 2011 e questo inizio 2012, che i suicidi di questi giorni seguano la triste tendenza degli scorsi anni e che i mezzi di informazione, come spesso succede, gli stiano dedicando più attenzione.



UN TREND IN CRESCITA - I numeri sono in continua e leggera crescita anno dopo anno. Nel 2010 i suicidi sono stati 3697. A ricorrere a questa “pratica” estrema sono più gli uomini, addirittura 3048 contro le 649 donne. Ben 3629 le vittime totali nel 2009, 3459 nel 2008, 3524 nel 2007. Dati a cui vanno aggiunti i suicidi di nati all’estero, 184 nel 2010, che vengono conteggiati a parte. Quello che è sicuro, è che gli episodi venuti alla ribalta negli ultimi mesi, sono tutti legati a questioni economiche.

Debiti, imprese che falliscono, pensioni. Ora i problemi materiali sono senza dubbio importanti. Ma non bastano per togliersi la vita. L’Italia ha vissuto momenti peggiori, basti pensare al ventennio fascista, alle persone morte sul “fronte”, ai civili periti sotto i bombardamenti. Famiglie intere dilaniate dal dolore e dalla povertà. La situazione nel dopo guerra non era certo florida, ma l’Italia, e il resto dell’Europa, ne sono uscite fuori.

Sono decisioni frutto di momenti bui. Non posso credere che si arrivi al suicidio dopo un lucido ragionamento. Della serie - “Non ho un lavoro, ho troppi debiti, quindi preferisco morire”. Credo piuttosto che siano atti che avvengono in preda alla disperazione. Quando non vediamo soluzione e tutte le porte sembrano chiudersi. 

E in quei momenti che bisogna stare attenti. Quando ci si sente soli e senza vie d’uscita. Ed è li che bisogna fare scelte diverse. Cercare una persona amica con cui parlare, uno sconosciuto che  abbia gli stessi nostri problemi, un prete a cui rivolgersi, una persona che possa anche darci un aiuto pratico a risolvere una questione o solo a superare un momento di disperazione.

In quei momenti bisogna ricordarsi quali sono le cose che ci danno piacere: un film, una chiacchierata con il vicino, una corsa, una passeggiata in un luogo particolare, magari in mezzo alla natura, giusto per risollevarsi il morale. A volte basta poco per inquadrare la situazione da un punto di vista più ottimista.

E se proprio non volete pensare positivo, ma solo sfogarvi. Allora meglio andare ad ubriacarsi, possibilmente in compagnia, fuggire all’estero in un paese dove ricominciare una nuova vita. Oppure. Sfogarsi su un orticello da coltivare, che da anche da mangiare. Andare alla mensa della Caritas, se c’è. Tornare nel vecchio paesino di origine, nel profondo sud o nord, dove magari la vita è meno cara. Trovate una soluzione. Tutto fuorché suicidarsi per i soldi o per l’azienda.

Il discorso vale a maggior ragione per gli imprenditori che ricorrono alla soluzione estrema per risolvere i loro problemi. Anche loro protagonisti negativi di questa ondata di suicidi. Se la vostra azienda è sull’orlo del baratro e, dopo avere sondato tutte le possibilità per risollevarla, non riuscite più a sopportare la situazione, vendetevi tutto quello che avete: le vostre macchine, le vostre case. Date qualche soldo ai vostri operai, cosi vi mettete l’anima in pace, e con il resto scappate all’estero! 

C’è sempre tempo per una nuova vita in un posto paradisiaco. Oppure, se vantate crediti nei confronti dello Stato che vi deve milioni di euro, per dei lavori che avete effettuato chissà quando, incatenatevi da soli o con i vostri colleghi da qualche parte. Una cosa davvero vergognosa questa dei debiti di Stato, di cui non ha certo colpa Monti, ma che spero che nei prossimi mesi risolverà.

Sei poi il vostro problema è il fallimento personale, legato alle sorti dell’azienda, come pare emerga da alcuni articoli scritti su questi episodi avvenuti nel nord-est, ricordatevi che quello che state facendo è un lusso da occidentali.  In Africa ci sono paesi in cui la gente non riesce a sfamarsi e la loro preoccupazione, come recitava quel più che sfruttato proverbio sul leone e la gazzella, è quella di trovarsi ogni giorno del cibo. 

Suicidarsi rischia di diventare una triste moda, che in qualche caso, mi riferisco ai pensionati, può essere anche frutto della suggestione. Ma non credo sia una necessità. Ci deve essere sicuramente una soluzione migliore di una pistolettata alla testa. La vita va vissuta. Anche se a volte è davvero infame. 


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