martedì 28 febbraio 2012

No Tav, come non fare ordine pubblico e informazione


                         
Non ho un’idea precisa sull’utilità o meno della Tav. Non è stato un argomento che ha finora suscitato la mia curiosità, per cui non ho letto articoli, né ho cercato informazioni sul web. Quel poco che so, l’ho appreso dalla televisione, in particolare dai telegiornali. E lì quello che arriva, è davvero poco. 



QUALE INFORMAZIONE - Come sempre i telegiornali sono concentrati sulla cronaca, che poco ci aiuta a capire realmente le cose. Fornendoci sempre i dettagli delle manifestazioni, degli scontri, del taglio o meno delle reti, insomma delle questioni di ordine di pubblico. Poco lo spazio dato alle ragioni o meno della protesta. La tv almeno quella pubblica, che da settimane ci sta assillando con il pagamento del canone, potrebbe fare uno sforzo in più e ogni tanto provare a informarci: a spiegarci anche le ragioni  e le contro ragioni di questa alta velocità.



INCIDENTI IN STAZIONE - Quello che ho capito è che questa protesta è nata dagli abitanti della zona, con tanto di sindaci con fascia tricolore in prima fila. E non certo dai centri sociali, che si sono accodati solo successivamente. A fare risalire la tensione sono stati gli incidenti della stazione di Porta Susa a Torino, avvenuti sabato al termine di una manifestazione, salita agli onori della cronaca solo con gli scontri. Con l’informazione che si è fidata della versione della Polizia, per ricostruire l’accaduto.


AGENTE PROVOCATORE - Eppure quello che si vede in uno dei tanti video in circolazione su internet è altro. C’è un funzionario della Polizia in borghese, che parlotta con un collega in divisa. Poi si mette davanti al cordone di agenti, posti a difesa (?) dell’accesso al binario, si guarda intorno, sino a quando qualche manifestante non gli si avvicina per parlare inizialmente e poi contestare. Li allora ordina ai suoi: “Caricate”.. E cosi iniziano i disordini, abilmente ripresi da una telecamera della Digos, che ha girato con prontezza le immagini ai telegiornali, che hanno riportato la versione "ufficiale" dei fatti.


VIOLENZA INUTILE - Quello che ne esce fuori è la solita situazione confusa, che genera disordine e non ordine, con uso di fumogeni, addirittura dentro le carrozze dei treni. Una situazione che sino a quel momento si poteva tranquillamente gestire senza l’uso della violenza e che ha finito per colpire anche i viaggiatori del treno, che non arrivavano dalla manifestazione.


TRUPPE PER IL BIGLIETTO - Se il problema era il pagamento del biglietto del treno, ebbene si, a quanto pare tutto è nato da li, bastava mettere due transenne e fare passare chi aveva regolarmente il biglietto. E gli altri lasciarli fuori. Lo sanno fare persino all’ingresso di una discoteca. 


LUCA ABBA', DALLA PROVOCAZIONE AL PRESSAPOCHISMO - Altro errore è stato quello di lunedi nei confronti di Luca Abbà. Se c’è un manifestante che si inerpica su un pilone, non andrebbe rincorso fin lassù, fosse anche solo per parlargli. E’ una cosa  assurda, che denota poca professionalità e pressapochismo e che credo non venga insegnata in nessuna scuola di Polizia. Piuttosto è meglio stare li e aspettare gli eventi, senza mettere pressione inutile. 


UNA POLIZIA MODERNA - Lungi da me entrare nella dialettica, pro o contro la polizia, pro o contro i manifestanti. Quello che è certo è che le forze dell'ordine devono essere rimodernate, insieme a tutto il resto del paese, nell'azione e nei concetti. Il loro compito è quello di garantire l’ordine, di fare in modo che tutto proceda nel migliore dei modi, possibilmente senza incidenti. Come è successo, per esempio, al Social Forum di Firenze del 2002, gestito dall’allora prefetto Achille Serra. A dimostrazione di come spesso a fare la differenza sia la guida e il tipo di approccio agli eventi che si applicano. 


Serve una Polizia moderna. E responsabile. Con l'obiettivo anche di riconquistare un rapporto di fiducia con i cittadini, che si è interrotto drammaticamente con il G8 di Genova. Per fare in modo che tutti possano poter guardare con fiducia, e non diffidenza e timore, alle forze dell'ordine. Anche quando lasciano il loro divano per scendere in Piazza a protestare. 



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